Originaltext

nach: Woermann 1900, S. 17–21 (korrigierte Version der ersten Veröffentlichung 1874, vgl. ebd. S. 15; Abschrift in Piacenza, Biblioteca e Archivio capitolare del Duomo, Abschriften der Briefe Bd. 4, 1749–55, 21.1.1754: vgl. Brink/Henning 2005, S. 64f.).

Piac^za, 21 Giugno 1753.

Ricevuto per l’ossequito mezzo di V. S. III.^ma con uman.^ma Sua de 12 andante il Supremo Ordine di dover io applicarmi a raccogliere con destrezza e circospezione tutte le Notizie necessarie per mettermi in attitudine di riverentem^e informare S. A. R. sopra la qualità, Istoriato, e Valore dell’insigne, e grand.^ma Palla di Rafaello d’Urbino, che si conserva in questa Chiesa di S. Sisto de’ Monachi Benedettini, con aggiungere alla comandata informaz.^e il debole mio parere intorno al doversi o no permettere il contratto e successiva esportazione dello Stato.

Non ho lasciato perdere un momento per ben accertarne tutte le premesse circostanze, che passo ad esponerle direttam.^e d’una in una a disimpegno totale dell’ ingiunta R. venerat.^ma Commissione, con prevenire infrattanto V. S. lll.^ma essere già tempo seguito il contratto della sud.^a Tavola con il Supplicante Abbate Giambattista Bianconi, Emissario, o Agente in questa parte, siccome comunemente credesi, del Sig. Re di Polonia.

La qualità della medesima Tavola: se si riguarda all’ Autore, ella è senza dubbio Originale del celeberrimo Dipintore Raffaello d’Urbino, lume, e decoro principalissimo dell’ Arte non meno che della nostra Italia: se si riflette alla sua grandezza o sia estensione in longitudine, e latitudine, ella è per d.ⁱ versi delle più grandi e magnifiche; onde collocata nel mezzo dello sfondato del Coro empie sì fattamente, però con ampla cornice a intaglio dorata, tutto quel prospetto, che rende con proporzionata simetria il più venusto, e splendido Ornamento di quella ragguardevole antichissima Chiesa: E se finalmente si pon mente alla conservazione della med.^ma non puossi dubitare della sua durazione, soltanto che venga nella tela ammorbidita, e con ciò riparato alla presentanea sua aridità. In ripruova del surcen.^o principale assunto vogliono riferirsi le parole del Passero, monaco di quest’ istesso Monastero di S. Sisto, il quale ne ha pubblicato nel 1593 encomiastica, e storica descrizione alla pag. 34 ivi. »In fronte del coro è il bellissimo, e non mai a bastanza lodata quadro di mano dell’ eccellentiss.^o Raffaello«. Ma non puonno à più giusta ragione trasandarsi quelle di Giorgio Vasari come di Perito, e Pittore anch’ esso valentissimo, che nella Vita del medesimo Raffaello pag. 88 tom. pr. edit. Bonon. così parla »Fece a’ Monaci neri di S. Sisto in Piacenza la Tavola dell’ Altar Maggiore, dentrovi la nostra Donna con S. Sisto e S. Barbara: Cosa veramente rarissima e singolare«.

L’Istoria poi ivi rappresentata consiste in se’ figure tutte al naturale e più; cioè, come dice il Vasari, in una B. V. col suo Bambino nell’ alto del mezzo, con a parte destra un Santo Papa, che si prende per S. Sisto, e a parte sinistra una S. Martire qual dicesi S. Barbara; e più nell’ ulti- [18] mo basso della palla due Angioletti in atto devotissimo riguardanti con alzata d’occhio Nostra Donna; il tutto finito all’ anima con tanto artificio, che sembra, siccom’ egli è realmente, inimitabile: unitovi a intero compim.^o di perfezione un Campo tenerissimo, il quale con la singulare sua Armonia, o come tecnicam.^e dicesi, accordo, rende non solam.^te vaghe, ma rilevate e mirabilm.^to ondeggianti le espressate figure.

Circa il valore finalm.^e dell’ istessa Tavola, io non sapre’ altra cosa dire, se non che la si vale tanto quanto si vuole, purchè siavi chi volendo la possa pagare. Insomma non ha prezzo nessuno; l’affezione qual è la regola per valutare le cose di simile artificio dell’ intutto rarissime, non ricevendo misure di proporzione. Sentesi di buona parte, che i Monachi venditori abbianne convenuto il prezzo liquido di scudi rom. ^m/₂₄ oltre alla Copia in uguale grandezza, la quale è stata già qui trovata, e incettata: prezzo apparentem.^e grandioso ma sempre inferiore e inadeguato alle marcate qualità, e segnatam.^e a quella della somma rarità dell’ Opera e dell’ Autore.

Da tutto ciò dico e concludo rispettosam.^e e ragionevolm.^e insieme: Che e’ non deve per conto veruno accordarsi, o permettersi, o tollerarsi uno spoglio di tanta conseguenza a danno irreparabile d’una Città si cospicua, com’ e questa Patria, la quale nel vantaggio di possedere multissime Chiese ugualm.^e magnifiche per nobiltà di struttura, che per vaghezza e singolarità d’ornamenti, fonda il suo dritto di volerle custodite, e difese, e in ogni sua parte diligentem.^e conservate: Dritto che i nostri Antenati vollero appunto farsi praticam.^e valere contro a i med.^mo Monachi de’ suoi tempi, fatti sospetti d’avere o permesso, o conceduto, che le sagre reliquie di S. Barbara nelle Cripte di S. Sisto riposte, fossero trasportato in Francia. Narra il Passero l. c. p. 17 et seg. che fosse perciò grande e concitato il rumore del popolo; che a questi vi si unissero ben tosto i Primati della Città e che in grosso numero affacciatisi di poi all’ abate con improperj e objurgazioni, e s’affaticasse in vano di sedare il tumulto con parole dolci e mansuete, tra le quali sono assai notabili e proprie del caso le seguenti »che non era cosa nel petto suo, e nell’ animo de’ suoi Monaci che gli fosse più cara e più a cuore, che ’l comodo, l’ornamento e l’onor della Patria, e che di tal tempra erano i Monaci, che più tosto ogni gravissimo tormento soffrirebbero, prima che perdere di quel prezioso Corpo il santo deposito«: Finchè l’abate istesso prese da ultimo il suo partito, che riuscilli felicem.^e e fu come scrive il prelib.^o autore nel modo che siegue »Convocati i Monaci tutti e menando seco i principali della Città, andossene al sepolcro della Santa, et havendo scoverta l’arca ove le sacre reliquie erano riposte, l’aperse e a tutti quei, che eran presenti le porse a vedere, e palpare, ma nell’ aprir dell’ Arca santa fragrantia e tal soavità ed odore riempiè i sensi di tutti, che manifestam.^e intesero essere col sagro Corpo non umana, ma divina virtù«.

Che cotesto dritto egli è poi indispensabile nel sovrano come intrin- [19] seco del Jus della Maestà, e della R. Protezione Lui competente in proprio sopra le Chiese, e cose ecclesiastiche nel suo territorio situate ed esistenti, delle quali non più si dubita fra i dottori meglio illuminati, e nella Storia Sagra, e Profana versatissimi, ch’ e’ non possa proibirne il commercio o sia l’alienazione, all’ esempio per tacere d’ogni altri degl’ Imperadori Leone ed Antemio l. 2. 4. c. de Sacris Eccles –: coerentem.^e ancora se si vuole alla politica attenzione di tirare per l’innata curiosità i forestieri, con il concorso de’ quali s’abbellano e prosperano le città di suo dominio, e se ne forma, quasi come in necessaria conseg.^za la maggior pulizia del Costume, la maggior cultura degli ingegni, e il maggiore attaccam.^to alla Patria, al Governo, e alla Corte.

Che quinci di fatto ne sono giustam.^te derivate le tante moderne proibizioni supreme che sotto pene severissime o si veggono, o si sentono, o si leggono ordinate contro chiunque s’arrogasse purtuttavia la manifesta o clandestina libertà di alienare o di estrarre fuor di stato Pitture, Sculture ed altri Monumenti insigni, e rari, siccome parlando in particolare tutta fresca e la proibizione con altissimo accorgim.^to fattasi da S. A. R. in Parma per il famoso Quadro di Corregio, vulgarm.^te denominato di S. Antonio [1]; e parlando in generale coerente è la pratica di molti grandissimi, e piissimi Pontefici Rom., i quali si sono assicurati di applicarvi censure, e talvolta ancora di pronunziare l’anatema contro a simili refrattarii; ingegnandosi poi giusto il genio natio, relativam.^te alle cose ecclesiastiche negl’ altrui stati collocate, d’interesservi o direttamente o indirettam.^te perfino la Chiesa e la Spirituale sua Autorità.

Che tutto ciò ancor più si vale, e procede meglio nel caso nostro, in cui la Chiesa, e monistero di S. Sisto sono di Regia fondazione mercè la gran pietà d’Engilberga, o com’ altri scrivono Angilberga, moglie dell’ Imp. Lodovico II, e passarono con le ricche sue tenute, di quel tempo denominate Corti, e con li suoi Feudi da quella insigne donna col consenso dell’ Imp. lasciati nelle forme dalle Monache Vergini per opera della inclita e valorosa altra donna, la Contessa Matilde ne’ Monaci neri sotto la condotta del rinomatissimo Abate Odone, e da questi ripassarono ne’ successivi tempi per titolo di pura e vera donazione nella Congregazione di S.^ta Giustina, ora Cassinense; e quindi gloriansi doverosam.^te dell’ altissima singolare protezione, che hanno poi sempre goduto da seguenti dominanti qui, alla difesa, avvocazia, e munificenza de’ quali si sono con grande studio, e riflessione tenuti per l’addietro continuam.^te raccomandati, e ne hanno inappresso mirabilm.^e profittato ne’ privilegi, nelle onorificenze, e ne’ donativi de’ quali è assai troppo rimarchevole quello di Margarita d’Austria nostra prima Duchessa, di moltissimi, onde se n’orna ne’ dì solenni tutta la Chiesa, panni d’arazzi, ricchissimi d’oro, e di seta in fila- [20] ticci, fatti con cartoni di mano di Raffaello anch’ essi coloriti: cosa in se preziosissima, e assolutam.^e mirabile a vedersi per la finezza del disegno, per la pienezza, e degradazione dell’ istoriato, per la singolarità degli scorcii, per la sfilatura de’ capelli e delle barbe, e per la cotanta morbidezza delle carni, che anzichè tessati tu ben li diresti fatti a pennello.

Che ommesso ogn’ altro riflesso d’induzione e di passaggio intorno alla prescrizione del Commercio delle statue Imperatorie in tante Leggi, che ancor ci restano, espressa e derivata nel rigore della precisa sua osservanza sino a secoli più bassi per indubitata testimonianza di Socrate, di Sozomeno, e d’altri; laonde per la vendita delle medesime s’intendesse issofatto il venditore caduto nel crime della Maestà, a maggior terrore, com’ io penso, e per altro vien deciso da Lipsio, de Contravegnenti, o a maggior utile dell’ adulazione, o a maggior fomento della pubblica venerazione.

Che ciò dissi omesso: i Monachi di S. Sisto devono confessarsi giusti a se stessi nel riconoscere poi anche inefficace il motivo, che presentem.^e gli ha determinati a vendere la controversa Palla qual è, come si decanta, di sanare i propri debiti non poco rilevanti. Poichè lasciata la disamina della necessità, e giustizia de’ supposti debiti: nella copiosa abbondanza dei redditi, nella retta economia dell’ amministrazione, nella profittevole riduzione della Famiglia forestiera,[2] nella distrazione opportuna di fondi meno utili, e più distaccati, insomma con un po di contrasto al genio, e alle comodità: puonno ricavarsi i mezzi piucchè sufficientissimi a supplire al bisogno, senza voler isfiorare gli ornamenti più luminosi della Città con irriverenza del Pubblico, con mancanza verso il Principe, e con discredito fors’ anche della professata loro saviezza, e religiosità. Cotesti furono pure i motivi, e le convenienze, onde vennero da i loro Antecessori scusate le proprie ritrosie di vendere la medesima Palla al Ser.^mo S.^r Duco Francesco, il quale molto la desiderava; ed era certam.^e altrett.^o ragionevole a temersi, quanto degno di amarsi, e capacissimo di sostenere la forza della Protezione, e di nutricare la lusinga del l’affezione e del premio ancora.

E qui facendo fine con ritornare alle ossequiate mani d’ V. S. IlI.^ma la supplica dell’ Abate Bianconi, riverentissimo mi rinnovo.[3]

[1] Hier irrt der Conte Alberto Scribani Rossi; er kann nur die Madonna mit dem hl. Hieronymus und der hl. Magdalena, jetzt in der Galerie zu Parma, meinen. [Bei Tononi 1874 Anm. an gleicher Stelle: Intende parlare del San Girolamo chiamato con tal nome, perché si trovava nella chiesa che porta quel titolo. È cosa curiosa, nel 1749 in Parma correva voce che il Re di Polonia avesse segretamente convenuto dell’acquisto di quest’altro quadro per la somma di quattordici mila zecchini; ma non ci riesci, perchè ad istanza del Comune levato il dipinto dalle mani di chi voleva venderlo, e poseia acquistato dal Duca don Filippo, e donato nel 1756 alla R. Accademia. Forse il Re di Polonia, andatogli a male quel primo contratto, fu tanto più destro a condurre a buon termine il secondo del quadro di S. Sisto.]

[2] [Bei Tononi 1874 Anm. an dieser Stelle: Il Presidente Scribani, al pari di tutti i riformatori politici del secolo scorso, voleva nelle case religiose dei ducati soltanto sudditi dello stato e diffidava de’ forestieri; è per lui ciò una massima che manifesta in molte altre lettere. Que’ politici s’opponevano alla natura delle Congregazioni religiose, che la loro vita noti è affatto legata a luoghi e a persone.]

[3] [Anm. bzw. Nachweis bei Tononi 1874 an dieser Stelle: Lettere t. V. 1753.]

Kurzbiographie

Der aus dem Piacentiner Patriziat stammende Alberto Scribani Rossi (1698–1758) stand als Präsident des höchsten gerichtlichen Rates (Supremo Consiglio di Giustizia e di Grazia) an der Schnittstelle zwischen Bürgerschaft und Obrigkeit der Herzogtümer von Piacenza und Parma. Der Rat besaß bis zu jenem Jahr 1753 auch ausgedehnte Befugnisse in Rechtsprechung und Gesetzgebung (Nasalli Rocca 1954, S. 108–110). Scribani Rossis Engagement gegen den Verkauf der Madonna Sistina wurzelt also zunächst in der Interessenvertretung seines Standes und entspricht den Möglichkeiten korporativer Mitbestimmung im Herzogtum. Scribani Rossi, dessen altphilologische Kompetenz gerühmt wurde, war seit den 1740er Jahren eine prägende Figur des lokalen öffentlichen Lebens: Er empfing hochrangige Reisende wie den englischen Thronfolger und den König von Sardinien als Gäste auf seinem Anwesen, erlangte Grundbesitz und einen Grafentitel (Fiori 1979, S. 405f.; Mensi 1899, S. 414; Bolla 1823, S. 28).

Eine veränderte Version dieses Blogeintrages findet sich in: Isabelle Dolezalek, Bénédicte Savoy, Robert Skwirblies (Hg.): Beute. Eine Anthologie zu Kunstraub und Kulturerbe, Berlin (Matthes & Seitz) 2021.